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Topic: Siamo un popolo di commendatori (letto 199 volte) |
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khris46
Pratico
  

N. Post: 293
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Siamo un popolo di commendatori
« Data del post: 03/19/06 alle ore 14:52:10 » |
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Siamo un popolo di commendatori Non ho mai conosciuto i mie nonni e pertanto tra i diciotto e i venti anni adottai per tale ruolo il genitore di un'amica di famiglia che si prestò volentieri al gioco. Mi capitava spesso di accompagnarlo nelle sue passeggiate mattutine e non era raro passare qualche ora a discutere di politica o dei problemi della vita su una panchina in un parco. Mi affascinavano i suoi racconti, le storie che avevano un sapore antico, gli episodi di guerra (aveva partecipato a quella grande del 15/18 e alla Liberazione nel 1945) che affioravano spesso nei suoi ricordi. Ciclicamente mi mostrava la medaglia ricevuta e l'onorificenza di Cavaliere della Repubblica assegnatagli molti anni prima, che riteneva fosse il giusto riconoscimento dello Stato per i servizi resi. Non sembrava che cercasse altro, né prebende né tantomeno privilegi e la pensione era quella minima di artigiano. Cavaliere, artigiano, pensione minima e un distintivo da mostrare con orgoglio sul bavero della giacca indossata la domenica che lo distingueva, lo faceva sentire migliore e speciale, quasi un eletto. E così era forse, negli anni d'oro della rinascita dell'Italia dal disastro della guerra e dell'avventura fascista, prima che il '68 e successivamente l'inizio della moderna globalizzazione modificassero schemi, atteggiamenti e valori. Cavaliere, Commendatore, Grand'Ufficiale e Dame varie divennero ben presto solo patacche da esibire nei salotti della politica dagli arricchiti con le speculazioni edilizie e finanziare. Poi, tra cicli e ricicli storici è arrivato Ciampi, il nostro presidente, con il Risorgimento, l'Inno, la Bandiera e la Patria, l'Orgoglio nazionale e quindi i gesti antichi, l'importanza di un riconoscimento, il valore di un'onorificenza. Nello stesso tempo però cambiava ancora il Paese e al popolo di poeti, guerrieri, scienziati, narratori e navigatori e magari di industriali e soprattutto di lavoratori, si è preferito un popolo di calciatori, musicisti, direttori tecnici e cabarettisti. Va da sé che un Marconi, un Valletta o magari un Verdi o un Valentino, vengano scambiati alla pari coi Pippo, er Pupone, i Vieri, i Rossi, i Tomba e tanti altri, infornati in ogni occasione, che siano Olimpiadi o Campionati di calcio, nell'onorificio della Repubblica. Niente da recriminare per carità e riconosco l'importanza e l'impegno dei nostri strapagati atleti e giocatori, così come il valore intrinseco dell'altra nostra grande industria nazionale, quella musicale e delle ugole d'oro che la rappresentano. Non mi disturba pensare a uno Zucchero commendatore, a Ramazzotti cavaliere o a Vasco Rossi grand'ufficiale e dottore honoris causa esibirsi nel circo canoro sanremese appena chiuso. Mi fa anche sorridere la dolce e brava Laura Pausini che chiede quali siano i privilegi dell'onorificenza; sorrido appunto, perché non è una cosa grave e nemmeno troppo seria. In fondo siamo italiani, mezzi allenatori, un po' arlecchini, aspiranti grandi fratelli e per il resto, come direbbe il mio saggio nonno acquisito e forse un altro cavaliere più famoso: sono tutte canzonette, che poi fa rima con barzellette. UMBERTO SILVESTRI, giornalista
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« Ultima modifica: 03/19/06 alle ore 15:01:13 by khris46 » |
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jason
Maestro
    


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Re: Siamo un popolo di commendatori
« Rispondi #1 Data del post: 03/19/06 alle ore 15:25:32 » |
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io sono un tradizionalista molto legato ai valori, non entro in merito ai criteri di scelta, dico che rimango deluso quando chi riceve l'onoreficienza, la derida e la snobbi in modo immaturo (vedi eros ramazzotti).
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se hai perso la via, alza la testa al cielo una stella ti guiderà
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